il cielo era color acciaio, il traffico normale di un giorno d’autunno. io gunonidavo lentamente, attenta ai dettagli, persiane blu  riflessi di luce sulla pancia delle nuvole. non sapevo che era l’ultima volta. pregustavo il ritorno, metto dopo metto. curva e scorcio. raggio di luce sul mare. non sapevo che era un addio. non lo immaginavo nemmeno, pensavo che ancora una volta avevamo abilmente trascinato una farsa. il simulacro di una relazione .  l’ologramma, la proiezione, l’illusione di una relazione. non sapevo che era la fine e che non me ne sarebbe importato nulla. il sollievo della fine mi avrebbe cullata in una dimensione altra. lontana e felice. io allora non lo sapevo. ignara, annoiata e ormai disgustata continuavo disperatamente a vedere una persona invece che la traslucida inconsistenza di un ologramma. a Mentone non sapevo che stavo percorrendo il viale del tramonto. cala il sipario e nessuno applaude. e non avrei immaginato l’essere raschiata via a mia insaputa. non pensavo fossi così gretto, e codardo.